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#FrancorossoStories Sri Lanka

Sri Lanka: un giorno senza bere tè è un giorno sprecato

“Un giorno senza bere tè è un giorno sprecato”, mi dice il mio vicino di posto rivolgendomi uno sguardo d’intesa. La bevanda che stringo tra le mani intanto scende, lasciando sul palato quell’aroma asprigno per cui il tè di Ceylon è celebre. Non potrebbe esserci situazione più appropriata per accogliere questo principio, dal momento che il treno sta attraversando alcune delle piantagioni più rinomate al mondo.

Ci troviamo sugli altopiani centrali dello Sri Lanka. Il treno, così come il tè che sorseggio, è un lascito della lunga colonizzazione britannica. I vagoni viaggiano a porte aperte e sono il palco perfetto da cui osservare i villaggi singalesi mentre sfumano nelle distese interminabili di cespugli da tè.

Gli occhi del mio vicino sembrano volersi perdere nel paesaggio che brilla di una verdezza stupefacente. “Mia nonna era una raccoglitrice, un lavoro davvero duro”, racconta Rowan. Ha un’aureola di riccioli densissimi che sobbalza a ogni singulto del treno e che gli dà un’aria fanciullesca. Setacciando con lo sguardo i pendii che ci scivolano accanto noto diversi puntini viola, blu e neri in mezzo alle foglie: sono le donne chine nei campi, un fazzoletto a proteggere il volto e la schiena piegata dal sacco che riempiranno delle giovani e pregiate foglie di tè. Ce ne sono 300.000 come loro in tutto il Paese.

Il treno ci lascia nella stazione di Nanu Onya, con le sue insegne in inglese, singalese e tamil che raccontano del complicato presente del Paese, uscito da poco da una sanguinosa guerra civile. Da qui ci dirigiamo a Nuwara Eliya, città natale di Rowan.

Incastonata in una conca di montagne verde smeraldo, gode di un clima che le è valso il soprannome di “piccola Inghilterra”. E la sensazione di spaesamento è forte, nonostante la sinfonia di clacson inequivocabilmente asiatica. La città ospita ancora un grande giardino pubblico dedicato alla regina Vittoria e un laghetto solcato da buffi pedalò a forma di cigno. Qui Rowan mi saluta: la chioma riccia è l’ultima a scomparire nella grigia nebbia del tardo pomeriggio. È l’ora del tè, bisogna tornare a casa.

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